“In
data 04 Ottobre” iniziavano
sempre così le pagine del suo diario “Oggi sono stato
faccia a faccia con la morte, ci ho parlato e ho capito molte cose
riguardo alla vita. Non è buffo? La morte che insegna la vita. Forse
è proprio per questo che tutto è così strano a questo mondo: le
persone, le emozioni, i sogni... o magari sono io ad essere troppo
strano per farne parte. Tornando a prima, la morte oggi mi ha parlato
due volte. All'inizio non ero in me, ero stato trascinato in
un'illusione, guidato dalla mia psicoterapeuta, ma la seconda volta
ero pronto a incontrarla, deciso e quasi sicuro di vederla lì, anche
se non capivo bene perché. Era accompagnata, entrambe le volte, da
due ragazzi abbastanza simili tra loro. Il primo mi somigliava molto,
ma era vestito troppo bene per essere me, il secondo era circondato
da serpenti e questa cosa mi ha fatto ragionare molto. All'inizio”
continuò a scrivere, preso dalle sue stesse parole, era come se la
penna nella sua mano lo guidasse nelle cose che inconsciamente
avrebbe voluto dire a molte persone, ma era troppo timido per farlo
“mi sono spaventato, non sapevo il motivo per cui io e
lei eravamo lì, la morte intendo. Ma poi mi sono messo a pensare e
d'altronde non è stato così male, azzarderei a dire che mi è quasi
piaciuta quella scena, era così dettagliata e ben curata. Sembrava
quasi un estratto di una delle tante saghe che mi piacciono molto. Il
ragazzo sembrava Harry Potter, ma leggermente più maturo, e tutti
quei rettili attorno a lui mi hanno fatto pensare subito al
Basilisco. Col senno di poi avrei scattato una fotografia, ma ormai è
un po' tardi. La polizia penso vorrà interrogarmi e mamma sarà in
pensiero, ma non posso dirle che ora come ora quel cadavere non mi fa
né caldo né freddo, mi manderebbe da una terapeuta che imbottisce i
pazienti con più farmaci di quelli che già dovrei prendere.
Fortunatamente con le pillole nella scatoletta blu riesco a farla
franca, sono abbastanza piccole da essere nascoste sotto la lingua e
poi sputate nel water, ma con le altre devo usare metodi più
'crudi'.” si sentì bussare e
Adam urlò “Un attimo!” verso la porta, poi tornò a scrivere
“Ora delle medicine, pausa”.
“Adam, devi prendere le pastiglie, posso entrare?”
Il ragazzo si lanciò alla scrivania, nascondendo il diario nel
doppiofondo nel cassetto, poi rispose alla madre, facendola entrare
nella stanza.
“Allora, queste due per la depressione.” disse la madre
appoggiandosi al letto e passando due pillole al ragazzo “Quest'altra
per il sonno.” passò un'altra pastiglia al figlio, poi aprì una
scatoletta blu “E questa per il bipolarismo.” finì passando,
insieme alla pillolina, un bicchiere pieno d'acqua ad Adam.
Dopo un paio di secondi e qualche sorso d'acqua la madre del ragazzo
riprese a parlare, prendendo di nuovo in mano il bicchiere ormai
mezzo vuoto “Apri la bocca.”
Adam eseguì, tenendo la pillolina ben schiacciata sotto alla lingua.
“Perfetto, ora riposati” suggerì Eva, la donna, uscendo dalla
camera di suo figlio e tornando in cucina con uno sguardo stanco e
poco lucido.
Il ragazzo, a passo felpato per non farsi sentire, raggiunse il bagno
e ci si chiuse dentro, fece partire la musica sul suo cellulare e si
accovacciò davanti alla tazza del water, sputò la piccola pastiglia
e poi allungò le dita fino in fondo alla gola, rigettando la cena e
tutte le altre pillole ingerite poco prima.
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